IL CONSUMO DEL SUOLO ACCELERA: IN DODICI MESI SONO STATI PERSI ALTRI 77 CHILOMETRIQUADRATI OLTRE IL10% IN PIU’ RISPETTO AL 2021. I DATI DELL’ISPRA

consumo del suolo

Consumo del suolo: ISPRA stima una perdita di 2,4 mq al secondo

Il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” evidenzia che in un anno sono stati consumati altri 77 km2 , ovvero il 10% in più del 2021. Città troppo calde e impermeabili, sempre meno aree agricole e servizi ecosistemici.

Oltre ai cambiamenti climatici, l’espansione delle città e il consumo di suolo contribuiscono significativamente all’aumento delle temperature urbane. Questo fenomeno ha diverse conseguenze, tra cui un aumento del rischio idrogeologico, una riduzione delle aree agricole disponibili e una perdita dei servizi ecosistemici forniti dal suolo. Il rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023” fornisce nuove stime sul suolo consumato in ogni comune italiano e sottolinea l’urgenza di affrontare questo problema. Alcune zone del Paese, come la pianura Padana e la costa adriatica, hanno subito un maggiore consumo di suolo negli ultimi anni. La logistica e la grande distribuzione sono tra le principali cause di consumo di suolo, insieme alle grandi infrastrutture e alla costruzione di nuovi edifici. L’installazione di impianti fotovoltaici ha richiesto un considerevole consumo di suolo. In totale, il suolo artificiale copre oltre il 7% del territorio italiano. Questi dati evidenziano la necessità di adottare misure per limitare il consumo di suolo e preservare gli ecosistemi.

Il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dall’ISPRA evidenzia come il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale. Al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 km2, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi). I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese: nella pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.

La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove il 9,3% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale (con un aumento medio percentuale dello 0,33%).

Considerando il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (oltre 2.500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta. Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana.

Tra i comuni virtuosi spiccano, tra i comuni grandi con più di 50 mila abitanti, Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022), tra i comuni medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10.000 abitanti (0,2 ettari in meno).  Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze. La logistica e la grande distribuzione organizzata, che rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia, nell’anno appena trascorso toccano il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari. Negli ultimi sedici anni il fenomeno si è concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%).

Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. 948 ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 385 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.

ISPRA ha evidenziato che la legislazione regionale finora non ha avuto un impatto significativo nella difesa del suolo e ha sottolineato la necessità di una normativa nazionale che garantisca il raggiungimento dell’obiettivo di azzerare il consumo di suolo. L’ente ha apprezzato l’impegno del governo nell’approvare una legge nazionale sul consumo di suolo, ma auspica che si tenga conto della raccomandazione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica di raggiungere tale obiettivo entro il 2030, anziché entro il 2050 come stabilito dagli obiettivi europei. Inoltre, ISPRA ha ricordato che la terra e la vegetazione sono fondamentali per contrastare i cambiamenti climatici e proteggere dalle alluvioni, e ha sottolineato l’importanza di una legge nazionale sull’azzeramento del consumo di suolo entro il 2030. La SICET, pur avendo meno autorità di ISPRA, si unisce a questa richiesta e si impegna a vigilare sull’attuazione effettiva della legge.

I dati sul consumo di suolo

naturali.