LE FOTO E LE IMMAGINI SATELLITARI POSSONO ESSERE CONSIDERATE PROVE VALIDE SE VENGONO UTILIZZATE CORRETTAMENTE E LEGALMENTE

Corte di Cassazione: i fotogrammi scaricati da Google Earth costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili ai sensi dell’articolo 234, comma 1, cod. proc. pen. o 189 cod. proc. pen., in quanto rappresentano fatti, persone o cose

L’utilizzo di prove documentali, comprese le foto da Google Earth, nelle inchieste sugli abusi edilizi dipende dalle leggi e dai regolamenti specifici del paese in questione. In generale, le foto e le immagini satellitari possono essere considerate prove valide se vengono utilizzate correttamente e legalmente.

Tuttavia, è importante tenere presente che le foto da Google Earth potrebbero non essere sempre sufficientemente chiare o dettagliate per dimostrare definitivamente un’infrazione edilizia. Potrebbero essere necessarie ulteriori prove o indagini da parte delle autorità competenti. Inoltre, è importante rispettare la privacy delle persone e assicurarsi di non diffondere immagini o informazioni sensibili o riservate, se presenti nelle foto fornite da Google Earth o da altre fonti simili.

Nel caso in questione trattato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 39087/2022 le fotografie aeree ricavate tramite l’uso di Google Earth rappresentano a tutti gli effetti una prova documentale e pertanto è stato confermato il sequestro preventivo ai sensi dell’art. 44, lett. b), del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) di un immobile abusivo.

I giudici hanno sottolineato che il diritto penale urbanistico ha lo scopo di garantire la corretta ed equilibrata utilizzazione del territorio, prevenendo la realizzazione di opere abusive che possono compromettere l’interesse pubblico. Pertanto, il sequestro preventivo dell’immobile abusivo è uno strumento necessario per garantire l’efficacia del procedimento penale e prevenire ulteriori danni o abusi.

Quanto alla questione della prescrizione del reato, i giudici hanno affermato che nel caso di reati edilizi o urbanistici continuati, come nel caso in questione, il termine di prescrizione inizia a decorrere solo al momento in cui l’opera abusiva cessi o vengano adottate misure per sanarla. Dal momento che l’immobile in questione era ancora utilizzato come abitazione, il termine di prescrizione non era ancora scaduto.

Pertanto, i giudici hanno confermato la legittimità dell’ordinanza del Tribunale che aveva disposto il sequestro preventivo dell’edificio, ritenendo che vi fossero sufficienti elementi per giustificare l’intervento e che il reato non fosse ancora prescritto.

Pertanto, secondo la sentenza, non vi era alcun dubbio sul fatto che le opere fossero state completate di recente, come confermato anche dall’utilizzo di Google Earth Pro da parte del consulente tecnico. Il fotogramma del 2020 mostrava chiaramente l’ampliamento volumetrico al secondo piano, che era assente nel 2018. Inoltre, nel fascicolo della CILA era incluso anche un documento che confermava le difformità riscontrate rispetto al permesso di costruire, con la lettera di dimissioni del direttore dei lavori datata 2020.

La Corte ha sottolineato che i fotogrammi ottenuti da Google Earth sono ammissibili come prove documentali pienamente utilizzabili ai sensi del codice di procedura penale, in quanto rappresentano fatti, persone o cose. Tuttavia, la valutazione del loro contenuto e la verifica della loro corrispondenza alla realtà rimane a discrezione del tribunale.

Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e l’ordinanza di sequestro preventivo dell’immobile è stata confermata, insieme alla validità delle prove presentate attraverso Google Earth.

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