EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E GAS RADON NELLE CASE: UN PERICOLO PER LA NOSTRA SALUTE
La maggior parte dei cittadini tende a considerare le proprie case e gli edifici in cui lavorano come rifugi relativamente sicuri dalle sollecitazioni fisiche e chimiche relative all’ambiente. Tuttavia, negli ultimi decenni si è manifestato un fenomeno pericoloso per l’ambiente costruito si tratta del gas Radon, infatti può avere un effetto dannoso sulla salute degli occupanti e le implicazioni aumentano nel caso siano stati eseguiti lavori per l’efficientamento energetico. Il Gas Radon, presente nel suolo attraverso le fondazioni, può raggiungere concentrazioni considerevoli, oltre la soglia soprattutto se gli edifici sono stati sottoposti a misure di contenimento energetico.
Questo gas naturale, non ha sapore, odore o colore e la sua presenza non è quindi né immediatamente evidente né facilmente rilevabile.
L’ORIGINE DEL GAS RADON
L’uranio e il torio, che si trovano naturalmente nelle rocce (ad esempio il granito) e nel suolo, si decompongono per formare, tra gli altri elementi, gas Radon. Questo gas radioattivo sale dal suolo, entra nell’atmosfera e poi si disperde in gran parte nell’aria, dando così origine a basse concentrazioni di attività all’aperto, che, attualmente, sono considerate di scarsa importanza per la salute umana. Tuttavia, il gas Radon può entrare negli edifici, attraverso crepe, fessure e giunti nel piano terra, nonché da alcuni dei materiali da costruzione impiegati, come il tufo, calcestruzzo, granito, ecc. e arrecare pregiudizio alla salute. Il ga Radon rappresenta la seconda causa di morte per il cancro del polmone dopo il fumo di sigaretta. In numerose occasioni si verificano concentrazioni relativamente elevate di attività indoor in alcune regioni italiane, in particolare in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania, Sardegna, Puglia, ecc.
È stato riscontrato che negli edifici, comprese le abitazioni, gli uffici, le scuole e i luoghi di lavoro, il gas Radon si accumula negli ambienti interni e proveniene principalmente dal suolo, i materiali da costruzione, l’acqua. Concentrazione di attività superiore a 200 Bq m−3 dell’aria di Radon è ora riconosciuta dal 1.1.2025 come un pericolo per la salute degli occupanti all’interno dell’edificio interessato, ma in questo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità suggeriscono di mantenere le concentrazioni sotto la soglia dei 100 Bq m−3, visto che ogni 100 Bq m−3 in più possono aumentare il rischio da esposizione del 16%.
IL GAS RADON E L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
Il gas Radon indoor è stato citato come la seconda causa più frequente di cancro ai polmoni (il fumo di tabacco è il più virulento) – con circa 3000-3500 casi di morte attribuibili alle radiazioni ionizzanti che traspirano dal radon naturale, così come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il problema del Radon negli ambienti chiusi si è aggravato negli ultimi decenni a causa dell’attuazione di alcune misure di risparmio energetico, che hanno portato a edifici relativamente ermetici e a ridurre i tassi di ricambio dell’aria e di ventilazione, con un peggioramento della qualità dell’aria indoor.
Il ricambio dell’aria all’interno degli edifici riduce efficacemente le concentrazioni di gas Radon che altrimenti si verificherebbero, con una esposizione al rischio degli occupanti. Le misure di risparmio energetico possono quindi rappresentare un pericolo per la salute di coloro che occupano edifici che sono inclini ad alte concentrazioni di attività di Radon in ambienti chiusi. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che le azioni correttive per ridurre le concentrazioni di radon negli ambienti chiusi possono essere efficaci dal punto di vista economico e dell’efficienza energetica stessa.
Gli Enti preposti, stanno reagendo già da molti anni implementando le indagini complete sul Radon sia nelle case che nei luoghi di lavoro, che sono oramai soggetti ad una normativa sempre piu’ stringente. Di conseguenza, alcune regioni della nostra Penisola sono già state designate come “aree prioritarie“, dove sono necessarie precauzioni obbligatorie per garantire che non si verifichino elevate concentrazioni di attività di Radon in ambienti chiusi sia nei nuovi, che nei vecchi edifici. Tuttavia, nonostante l’ampia campagna pubblicitaria e le indagini in corso da parte di enti e privati, ancora sono pochi gli edifici monitorati e sottoposti a interventi correttivi per ridurre la presenza di Radon negli ambienti chiusi. Questa risposta deludente è dovuta in gran parte alla mancata conoscenza del problema, alla scarsa diffusione della normativa vigente e l’idea che i risanamenti possono essere costosi.
IL GAS RADON E I LUOGHI DI LAVORO
I luoghi di lavoro sotterranei come scantinati, cantine, miniere, grotte possono avere livelli significativi di radon, così come qualsiasi luogo di lavoro fuori terra, principalmente nelle aree interessate dal Radon. I datori di lavoro hanno l’obbligo di verificare la presenza del gas Radon, come stabilito dal Decreto Legislativo 101/2020 e smi.
Si procede attraverso un laboratorio accreditato, ad acquisire dei dosimetri da collocare negli ambienti di lavoro con una presenza considerevole nell’arco dell’anno dei lavoratori; le misure si svolgono per un intero anno e laddove non risultano concentrazioni sopra la soglia dei 300 Bq m−3, si procederà alla ripetizione delle misure ogni 8 anni e ogni qualvolta si dovessero eseguire lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione. Se le concentrazioni sono superiori ai 300 Bq m−3, si dovrà dare incarico ad un esperto qualificato “esperto in interventi di risanamento Radon“, che ha una spiccata conoscenza delle problematiche avendo partecipato a corsi specifici e agli aggiornamenti, che valutata la certificazione, i luoghi, la distribuzione dei vani, le aperture, crepe, vani scala, venti, materiali, ecc, procederà con interventi di risanamento dapprima passivi, per poi eventualmente passare a quelli attivi se le concentrazioni non tendono ad abbassarsi.
Negli edifici esistenti, non è possibile fornire una barriera antiradon e quindi vengono utilizzate misure di riduzione alternative a seconda delle concentrazioni. Tali misure includono una migliore ventilazione interna e del vespaio (se presente), la sigillatura di grandi fessure nei pavimenti e nelle pareti a contatto con il terreno, la ventilazione e l’installazione di pozzetti per il radon e tubazioni di estrazione. Se è necessario ridurre i livelli di radon con mezzi ingegneristici, il datore di lavoro deve garantire che i livelli di radon nell’area vengano rimisurati immediatamente dopo l’installazione per verificarne l’efficacia. Una manutenzione regolare, supportata da misurazioni periodiche, garantirà che il sistema rimanga efficace.
INTERVENTI DI RISANAMENTO
Sappiamo che non è possibile eliminare completamente il radon dalla vita quotidiana, ma possiamo agire per abbassarne la concentrazione sotto la soglia di pericolo, in modo da garantire la massima sicurezza per le persone in ambienti negli ambienti chiusi.
Le tecniche di risanamento possono essere del tipo passivo e attivo.
Tra quelle passive si annoverano:
- sigillatura di fessure ed intercapedini o isolamento della struttura;
- ventilazione naturale del locale interrato/seminterrato;
- ventilazione naturale del vespaio o del terreno sotto la soletta contro terra.
Tra quelle attive si annoverano:
- pressurizzazione/depressurizzazione del suolo/vespaio;
- ventilazione meccanica dei locali (pressurizzazione dell’intero edificio).
Le tecniche di risanamento più efficaci sono quelle appartenenti alla classe degli interventi di depressurizzazione attiva del suolo, tra i quali rientrano le tecniche di depressurizzazione attiva sotto soletta e il pozzo radon. Questa tipologia di interventi prevede l’installazione di un aspiratore ed è caratterizzata da elevate efficienze di risanamento, che raggiungono fino al 90% di mitigazione, e costituiscono una misura molto efficace per i livelli di radon particolarmente elevati (anche oltre 2000 Bq/m3).
Nel caso di una nuova costruzione, è più semplice pianificare azioni di mitigazione per il gas radon, anche con costi inferiori rispetto ad un intervento successivo. Una soluzione economica e non invasiva prevede la creazione di un vespaio con apposite aperture, che consenta il passaggio dell’aria, convogliando così il radon all’esterno dell’edificio. (Fig.1).
Fig. 1