RINUNCIA ALL’EREDITA’ E TASSA DI SUCCESSIONE

rinuncia eredita’

Gli eredi non sempre decidono di accettare un lascito ereditario e i motivi potrebbero essere molti. Bisogna fare prima tutte le dovute verifiche, accertandosi che l’eredità non sia gravata da debiti pendenti 

Non sempre gli eredi sono disposti ad accettare l’eredità. Si pensi ai casi in cui nell’eredità rientrano anche debiti insoluti che superano il valore dell’attivo oppure immobili fatiscenti che richiederebbero costi di ristrutturazione molto elevati.

La rinuncia all’eredità è un atto per rinunciare sin dall’inizio a qualsiasi problema derivante dall’eredità come il pagamento dei debiti pendenti. Rinunciando all’eredità non si rischia di essere chiamato da nessun creditore per rispondere ai debiti lasciati dal defunto.

Ma come rinunciare all’eredità? È sufficiente un atto formale redatto da un notaio con allegato una dichiarazione ricevuta dal cancelliere del Tribunale presso il quale si è aperta la successione.

Per avere validità, la rinuncia deve essere piena, incondizionata, senza termini e gratuita. La rinuncia all’eredità deve essere piena e ciò vuol dire che deve riguardare tutti i beni ereditati. Non si può solo rinunciare ad una parte di essi, ma si deve rinunciare a tutta l’eredità (sia agli attivi che ai passivi).

La rinuncia non deve dipendere dal comportamento degli altri eredi. La rinuncia deve essere, inoltre, senza termini di efficacia e gratuita, ovvero non si deve rinunciare dietro corrispettivo da parte degli altri eredi.

Se non vengono rispettare le condizioni che abbiamo elencato, allora la rinuncia non avrà alcun valore e sarà considerata nulla.

Dal momento della morte del de cuius, quanto tempo ho per rinunciare all’asse ereditario?

I soggetti che voglio rinunciare all’eredità possono decidere:

  • 10 anni: un termine lungo di anni 10 per decidere se accettare o rinunciare all’eredità, solo se al momento della morte del defunto, erano nel possesso dei suoi beni (come ad esempio convivere con il de cuius o utilizzare un mezzo);
  • 3 mesi: dal decesso del defunto per fare la rinuncia all’asse ereditario.

La rinuncia all’eredità può essere effettuata:

  • Notaio di propria fiducia;
  • Cancelleria del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione;

L’atto di rinuncia ha dei costi che si devono affrontare variano a seconda della modalità con cui questa viene prescelta.

Vi sono delle spese fisse, sarà necessario pagare

  • € 16,00 marca da bollo da apporre sull’atto;
  • € 200,00 tassa di registro da versare tramite F23 all’Agenzia delle Entrate;
  • Altri oneri di cancelleria;
  • Se effettuata innanzi al notaio, la parcella dello stesso.

Quali sono gli effetti vantaggiosi della rinuncia all’eredità?

L’erede che rinuncia all’intero asse ereditario non può essere chiamato a rispondere dei debiti contratti dal defunto. Per debiti s’intende quelli verso:

  • Il fisco;
  • Agenzia dell’Entrate;
  • Agenzia della Riscossione Esattoriale per omessi versamenti imposte e tributi;
  • Né per qualsivoglia altro debito contratto in vita dal defunto.

Infatti, la rinuncia all’eredità ha effetto retroattivo, pertanto, chi rinuncia all’eredità è considerato come se non vi fosse mai stato chiamato.

La rinuncia all’eredità può essere revocata?

Si, il chiamato all’eredità può revocare la rinuncia fino a quanto l’eredità non è stata acquistata dai chiamati ulteriori.

Con la rinuncia all’eredità, i creditori del defunto in che modo possono soddisfare le proprie pretese? Quali mezzi hanno per opporsi alla rinuncia?

La norma di cui all’art. 524 c.c. stabilisce che: “se taluno rinuncia, benché senza frode, a un’eredità con danno dei suoi creditori, questi possono farsi autorizzare ad accettare l’eredità in nome e luogo del rinunziante al solo scopo di soddisfare sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Il diritto dei creditori si prescrive in cinque anni dalla rinunzia”.

Il legislatore disciplina espressamente in due fattispecie l’impugnazione dell’atto rinuncia all’eredità:

  • La rinuncia può essere impugnata dal rinunciante stesso nel caso sia viziata da violenza o dolo, con conseguente annullabilità del negozio di rinuncia;
  • La rinuncia può essere impugnata dai creditori del rinunciante, i quali possono trarre vantaggio dall’incremento del patrimonio del debitore che consegue dall’accettazione dell’eredità.

In quest’ultimo caso, i creditori del chiamato (si pensi alle banche, fornitori o società di finanziamento) che rinuncia all’eredità possono essere danneggiati dalla rinuncia effettuata, nel caso in cui l’eredità possa incrementare il patrimonio personale del rinunciante a seguito della accettazione stessa. Difatti, la legge prevede che se qualcuno rinuncia all’eredità con danno dei suoi creditori, questi possono farsi autorizzare ad accettare l’eredità in nome e per conto del rinunciante, al solo scopo di soddisfare sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Ebbene, è necessario che la rinuncia sia dannosa per i creditori ed essi dovranno dimostrare questo requisito al giudice competente, dunque, i creditori devono fornire la prova in giudizio dell’incapienza del patrimonio personale del chiamato, ai fini dell’adempimento delle obbligazioni assunte, che potrebbero invece, essere soddisfatte con i beni all’eredità.

Decidere se accettare o meno un’eredità può essere cosa non facile specie se si tiene conto che all’eredità possono avere interesse altri soggetti, si pensi ai creditori del chiamato o quelli del de cuius. Proprio per questi motivi sempre meglio confrontarsi con professionisti qualificati per fornire assistenza in merito a problematiche successorie.

Chi rinuncia all’eredità deve pagare la tassa di successione?

Per rispondere a questa domanda, partiamo da principio, spiegando cos’è la dichiarazione di successione. Si tratta di un adempimento fiscale che deve essere eseguito dagli eredi entro dodici mesi dalla data di morte.

La dichiarazione di successione si presenta all’Agenzia delle entrate e non comporta l’accettazione o la rinuncia dell’eredità. Pertanto, l’erede potrebbe rinunciare all’eredità anche dopo la presentazione della dichiarazione di successione. Anche la dichiarazione di successione ha un costo: si devono pagare le imposte di successione; imposte che non deve versare chi ha rinunciato all’eredità e non è entrato in possesso e in proprietà dei beni ereditari.

Per evitare la richiesta del pagamento, è opportuno presentare all’Agenzia delle entrate la copia autentica della dichiarazione di rinuncia. La presentazione può avvenire sia telematicamente, tramite l’invio di una Pec, sia mediante raccomandata che consegnarla personalmente presso uno sportello dell’ente.

Cosa fare se l’imposta era già stata versata? In questo caso, l’erede rinunciatario può richiedere il rimborso della tassa di successione presentando una dichiarazione di successione integrativa.