LA MANCATA SALUBRITA’ DEGLI EDIFICI SCOLASTICI COMPROMETTE LA SALUTE E L’APPRENDIMENTO DEGLI STUDENTI E IL RENDIMENTO DEI LAVORATORI

La salubrità nelle scuole

In Italia i bambini e i ragazzi trascorrono negli edifici scolastici dalle 4 alle 8 ore al giorno. Si stima che il 15% della popolazione, pari a circa 10.000.000 persone, fra alunni e docenti, studi o lavori ogni giorno in circa 45.000 edifici pubblici su tutto il territorio nazionale.

L’ESPOSIZIONE ALL’INQUINAMENTO AMBIENTALE ESPONE A RITARDI NELLO SVILUPPO NEUROCOGNITIVO

Numerose ricerche hanno evidenziato come l’inquinamento dell’aria interna (indoor), insieme al comfort microclimatico sia determinante per la salute di studenti e lavoratori e soprattutto per i gruppi più vulnerabili quali bambini, adolescenti e soggetti allergici e asmatici.

Altri studi hanno evidenziato anche la relazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e il ritardo nello sviluppo neurocognitivo dei bambini, che può influire sulle loro capacità linguistiche, di apprendimento e di memoria. L’inquinamento atmosferico può causare infiammazione nel cervello, danneggiare le cellule nervose e influire sulla formazione delle connessioni neurali.

A questi si aggiungono quelli che hanno evidenziato un aumento del rischio di disturbi psicologici come l’ansia e la depressione nei bambini che vivono in aree con alti livelli di inquinamento.

I FATTORI CHE CAUSANO L’INQUINAMENTO INDOOR NEGLI EDIFICI SCOLASTICI E LE CONSEGUENZE SULL’APPRENDIMENTO E LA SALUTE

L’inquinamento dell’aria indoor può essere causato da una varietà di fattori, tra cui la qualità dell’aria esterna, il gas radon, la presenza di materiali inquinanti all’interno dell’edificio e l’uso di sostanze chimiche durante le operazioni di pulizia. A questi elementi si aggiunge un altro dei problemi più comuni, quello della presenza di muffe e umidità. Le infiltrazioni di acqua, le condense e la scarsa ventilazione possono favorire la formazione di muffe, che a loro volta possono causare problemi respiratori e allergie negli studenti e nel personale scolastico, con un mancato apprendimento dei primi e un rendimento inferiore dei secondi.

Negli ultimi anni negli edifici scolastici, sono stati installati anche infissi altamente performanti e materiali isolanti che trattengono il calore nell’ambiente e riducono il fabbisogno di energia rendendo “stagni” gli ambienti. In questo modo però è stata influenzata negativamente la salubrità dell’ambiente indoor, l’aria che respiriamo e dunque la nostra salute. I vetri basso emissivi, essendo dotati di una maggiore capacità termica, impediscono all’umidità di condensare sulla loro superficie e di conseguenza quest’ultima emigrerà sui punti più freddi delle pareti, causando come già sopra accennato la formazione di fastidiose ed antiestetiche muffe e cattivi odori, con l’insorgere di malattie respiratorie: dalla semplice tosse secca all’asma.

La situazione climatica non aiuta a migliorare la situazione già critica: in molte scuole ubicate nei territori più caldi o nelle zone costiere, l’aumento delle temperatrure accentua il problema del microclima scolastico. L’esposizione alla luce solare per tante ore durante la mattina nei primi mesi della scuola, così come in quelli che concludono il percorso scolastico che sono sempre i più caldi, obbligano a tenere le finestre sempre aperte per garantire un ricambio d’aria diretto ed a volte anche le porte della classe, favorendo l’ingresso dello smog.

Il caldo che mette a dura prova anche le scuole con temperature elevate, rende la situazione nelle aule insostenibile. Si susseguono le ordinaze da parte dei Sindaci (ne è uno degli esempi quello di palermo di questi giorni) che ha disposto la chiusura delle scuole, seguendo un’allerta della protezione civile. In un altro istituto gli studenti hanno protestato richiedendo un orario ridotto. “Sei ore in aule piccole, fatiscenti e senza ventilazione sono intollerabili”. Gli unici climatizzatori dell’istituto si trovano nella presidenza e nell’aula informatica.

L’eccessiva luce solare obbliga ad installare tende oscuranti, che impediscono però i ricambi d’aria, sempre a discapito della qualità dell’aria e quindi compromettendo una buona areazione a discapito del benessere e della salute delle persone.

Uno studio italiano del 2016 ha dimostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011):

  • Attacchi d’asma: +110%
  • Rinite allergica: +130%
  • Espettorato frequente: +118%
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): +220%

I bambini sono particolarmente esposti all’inquinamento dell’aria, perché la loro velocità di respirazione è 2/3 volte quella di un adulto. Il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato e ciò aumenta appunto il rischio di infezioni respiratorie e diminuisce la capacità di contrastarle.

L’aumento delle temperature con le quali dobbiamo fare i conti, creano notevoli pregiudizi, aggiungendo alle criticità già accennate quella del rischio dello “stress termico”, che si verifica quando il sistema di termoregolazione dell’organismo fallisce.

Recenti studi di settore hanno inoltre mostrato che un ambiente indoor poco confortevole o malsano ha ripercussioni negative anche sulla capacità di apprendimento (EPA, 2018).

Da molti anni diversi enti, dopo i rilievi dell’Organizzazione Mondiale hanno avviato progetti per aumentare la consapevolezza dei dirigenti, del corpo docente, delle famiglie, finalizzati alla prevenzione sanitaria. Tra questi nel 2016 ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e Ministero della Salute hanno realizzato il progetto la “Qualità dell’aria indoor nelle scuole, rischi per la salute e prevenzione” rivolto ai Dirigenti scolastici, responsabili della prevenzione, personale delle Unità Tecnico Amministrative e degli Uffici Gare e Appalti e operatori dei sistemi di prevenzione sanitaria e ambientale.

Gli edifici scolastici italiani — in gran parte fuori norma quando non fatiscenti — non rispettano le indicazioni sul microclima nei luoghi di lavoro previste dal D.Lgs. 81/2008 (“Testo Unico sulla Sicurezza”, Allegato IV, 1.9).

A queste problematiche spesso segue una illuminazione inadeguata con conseguenti disturbi fisici, diretti e indiretti, tra cui: l’affaticamento visivo: con mal di testa, bruciore agli occhi e lacrimazione; i disturbi muscolo scheletrici; l’affaticamento mentale e lo stress: con ansietà, depressione e insonnia, l’inquinamento acustico dovuto alla vicinanza di strade trafficate e ad una inadeguata insonorizzazione. Recentemente in molte scuole sono stati riscontrati anche valori fuori soglia del gas radon, per il quale il Decreto Legislativo 101/2020 e smi, impongono una misurazione nelle aree a rischio, essendo la seconda causa del cancro del polmone dopo il fumo di sigaretta.

La qualità dell’aria indoor nelle scuole assume un particolare significato e rilievo, sia per le vulnerabilità dei soggetti (es. studenti e lavoratori alcuni con suscettibilità e disabilità più o meno complesse, con malattie respiratorie, asmatici e allergici, con alterazione del sistema immunitario, ecc.), sia per gli elevati tempi di permanenza (es. gli ambienti scolastici rappresentano dopo l’abitazione i luoghi dove gli studenti trascorrono più tempo, in media circa sei-otto ore al giorno per almeno cinque giorni alla settimana per nove mesi l’anno, periodo che per i docenti, lo staff e il personale amministrativo può essere più esteso).

Pertanto l’attenzione sulla qualità dell’aria indoor nelle scuole si tradurrà nel suo complesso in un beneficio significativo per tutta la vita sulla salute degli studenti, del personale docente, tecnico-amministrativo, del personale di ditte esterne e non, alcuni dei quali con bisogni specifici (es. con disabilità fisiche e psichiche, asmatici e allergici, migranti e minoranze), che all’interno degli ambienti scolastici trascorrono periodi prolungati.

LA PROGETTAZIONE INTEGRATA COME SOLUZIONE AL PROBLEMA DELLA QUALITA’ AMBIENTALE COME SUPPORTO ALLA SALUTE E ALLA NUOVA DIDATTICA

Nessuna soluzione da sola è sufficiente, ma occorre un approccio integrato e ogni tecnologia deve essere correttamente scelta, concepita, dimensionata, manutenuta e utilizzata in un processo che vede coinvolti progettisti, tecnici, personale scolastico e studenti.

Gli ambienti scolastici, vanno rivisti e rielaborati, tenendo anche conto del cambiamento dell’approccio didattico, che non favorisce più un insegnamento frontale, ma per favorire l’apprendimento e la sfera della socializzazione, si ricorre sempre più spesso ai lavori di gruppo  e preparare gli uomini di domani ad inserirsi nel mondo lavorativo che è un mondo che richiede di essere attivi e di saper cooperare. Per fare questo servono laboratori, maggiori spazi sia all’interno dell’edificio, che esterni per una promozione del tempo libero all’aria aperta, anche nelle stagioni meno favorevoli, con un allestimento adeguato dei cortili e dei giardini. I ragazzi preferiscono apprendere all’aperto e se dovessero scegliere, tra gli ambienti interni, opterebbero un ambiente di apprendimento basato sulla natura. È questa la conclusione di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Environment, Development and Sustainability”, nel numero speciale dedicato al “Transformative learning for Urban Sustainability“.

LA SCUOLA ALL’APERTO

Molte teorie sull’educazione riconoscono l’importanza dello spazio fisico nello sviluppo fisico e cognitivo di un bambino ed è per tale motivo che gli ambienti educativi dovrebbero essere ricchi di stimoli. Per impegnare positivamente l’attenzione e ridurre i fattori di stress ambientale, gli ambienti scolastici, suggerisce la ricerca, dovrebbero essere progettati secondo i princìpi della teoria del ripristino dell’attenzione. Secondo questa teoria, la capacità di attenzione può essere ripristinata con l’esposizione alla natura. È da questo presupposto che è stato pensato Bracing Biophilia, un programma di ricerca dedicato allo studio degli ambienti di apprendimento basati sulla natura e in grado di supportare i processi cognitivi degli alunni stimolando la loro biofilia. La sperimentazione di questo programma ha reso l’edificio scolastico di Gressoney-La-Trinité, selezionato perché immerso nella natura, la prima scuola biofila in Italia.

IN GAZZETTA UFFICIALE LE LINEE GUIDA DELLA QUALITA’ INDOOR NELLE SCUOLA

Che l’argomento della qualità dell’aria e dell’ambiente sia oramai una necessità improrocabile, lo conferma il Dpcm 26 luglio 2022, con allegate le linee guida sugli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici, contenenti anche le specifiche tecniche per l’installazione di dispositivi mobili di purificazione e di impianti fissi di aerazione pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 3 agosto 2022, ha voluto demandare al Dirigente scolastico la gestione ambientale indoor, con l’ausilio delle autorità competenti (Dipartimenti di prevenzione delle ASL e ARPA, con il coinvolgimento di professionisti esperti ) tutte quelle attività preliminari di monitoraggio della qualità dell’aria e di individuazione delle soluzioni più efficaci da adottare in conformità alle linee guida. Sulla base degli esiti della predetta attività richiede all’ente proprietario dell’edificio di attivarsi per porre in essere gli interventi necessari, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.