IL CONSUMO DEL SUOLO STA AUMENTANDO A DISMISURA CON L’INQUINAMENTO: CASE E ASFALTO MANGIANO 19 ETTARI DI ITALIA OGNI GIORNO

Rapporto dell’Ispra: il consumo di suolo cresce, cemento e asfalto mangiano 19 ettari d’Italia al giorno. Servono città più vivibili, organizzate e programmate per inquinare di meno e in questo l’edilizia è responsabile del 39%.
Nello spazio di una generazione è scomparso più di 1 terreno agricolo su 4 (-28%) seguendo un modello di sviluppo sbagliato che ancora non si è arrestato e che mette a rischio l’ambiente, la sicurezza dei cittadini e la sovranità alimentare del Paese in un momento difficile.
È l’allarme lanciato dal Rapporto_consumo_di_suolo_2022 dell’Ispra, in riferimento al record degli ultimi dieci anni nel consumo di suolo in Italia. “Le aree perse in Italia dal 2012 – dicono da Coldiretti – avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori segnati dal moltiplicarsi di eventi estremi dalla siccità ai violenti temporali.“
E non solo: nello stesso periodo, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (oltre tre milioni di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2, a quanto emetterebbero più di un milione di autovetture con una percorrenza media di 11.200 km l’anno tra il 2012 e il 2020: un totale di oltre 90 miliardi di chilometri percorsi, più di 2 milioni di volte il giro della terra.
La pandemia, sembra non averci insegnato nulla in termini di inquinamento ambientale: stando chiusi in casa aveva fatto registrare una maggiore consapevolezza , dell’importanza della natura e che le città più inquinate celavano una doppia insidia. L’aria inquinata uccide direttamente circa 60mila persone all’anno in Italia con l’indebolimento del sistema respiratorio e l’aumento di neoplassie, ma non solo…..morti premature, malattie cardiovascolari, ictus.
Servono città più vivibili, organizzate e programmate per inquinare di meno e in questo l’edilizia è responsabile del 39% , oltre ad un elenco di criticità come l’inquinamento atmosferico, acustico, luminoso delle città, si aggiunge quello della siccità e degli incendi (in alternanza alle alluvioni che devastano terreni sempre più secchi e aridi) scardinando la sicurezza di tutti. L’effetto serra aumenta e con esso l’inquinamento e l’anidride carbonica, l’estate sempre più calda fa aumentare l’uso dei condizionatori, che favoriscono l’aumento delle temperature e l’insorgere delle malattie, oltre lo scioglimento dei ghiacciai.
Dobbiamo migliorare la qualità delle costruzioni e ridurre la superficie occupata in modo da ottenere vantaggi ambientali e occupazionali. Ristrutturare le aree più degradate ripulendole, rinaturalizzandole in parte. E in alcuni casi abbattendo case ammalorate per realizzare edifici di alta qualità ambientale e sanitaria sfruttando l’altezza in modo da lasciar libero più suolo. Dobbiamo favorire il decongestionamento delle città, ridistribuendo le persone nei borghi, riqualificandonli in termini di bellezza, accessibilità, servizi.
Ispra ci dice che stiamo andando in direzione opposta: oltre il 70% del consumo di suolo “si concentra nelle aree cittadine cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione”.
Tra il 2006 e il 2021 l’Italia – continua Ispra – ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno. La conseguente cancellazione di aree verdi, di biodiversità e di servizi ecosistemici ha provocato un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.
Il rapporto ISPRA nel dettaglio
Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo è tornato a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Tra il 2006 e il 2021 il Belpaese ha perso 1.153 km quadrati di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km quadrati all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di Euro l’anno.

A livello regionale la Valle d’Aosta è la Regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).
I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).
Tra i Comuni, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti.

Suoli urbani
Più del 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione. Gli edifici aumentano costantemente: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Correre ai ripari è possibile: si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 km2 di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli.
Il Veneto è la Regione che ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti (147 m2/ab), seguita da Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte con valori superiori ai 110 m2/ab. I valori più bassi si registrano invece nel Lazio, in Liguria e Campania, rispettivamente con 55, 60 e 65 m2/ab, a fronte di una media nazionale di 91 m2/ab.
Logistica
Ben 323 ettari nel 2021 prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari). Prosegue quindi il consumo di suolo dovuto alla costruzione di nuovi poli logistici rilevati anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.
Fotovoltaico a terra
Poche le nuove istallazioni a terra fotografate dal SNPA nel 2021 (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale.
Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).