ABUSIVISMO IN ITALIA: COME E’ DISTRIBUITO NELLE DIVERSE REGIONI
L’abusivismo incontrollato è spesso la causa di dissesti idrogeologici, che causano la morte di persone
Tra gli anni Settanta e Ottanta, sono state costruite diverse case senza autorizzazione in tante zone d’Italia rendendo molte Regioni delle zone pericolose, caratterizzate spesso da un terreno fragile.
Il problema dell’abusivismo si estende a tutto il territorio italiano, anche se riguarda alcune regioni più di altre. Vediamo com’è la situazione nel nostro Paese.
L’abusivismo edilizio è un’attività illegale di cui è molto difficile tenere traccia. Tuttavia, per capire la diffusione del fenomeno nel nostro Paese un buon punto di riferimento è il rapporto Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat. Al suo interno si trova il cosiddetto “indice di abusivismo”, cioè il numero di costruzioni abusive realizzate in un certo anno ogni cento costruzioni autorizzate dai Comuni.
Nel rapporto si legge che l’indice di abusivismo in Italia risulta in calo dal 2018, dopo una fase di crescita durata dieci anni. Se tra il 2007 e il 2015 l’indice di abusivismo era passato da 9 a 19,9 costruzioni abusive ogni cento autorizzate, gli ultimi dati disponibili dicono che nel 2021 sono state costruite in media 15,1 abitazioni abusive ogni cento abitazioni autorizzate, in forte calo rispetto al periodo tra il 2015 e il 2017, quando le nuove abitazioni illegali risultavano “pari a circa il 20% di quelle autorizzate”.
Le differenze tra le Regioni
La distribuzione di edifici costruiti abusivamente non è omogenea in tutto il Paese, visto che, come si vede dalla mappa, le abitazioni illegali si concentrano soprattutto nelle regioni del Sud e nelle Isole. Qui, l’indice di abusivismo “mantiene livelli allarmanti, con valori compresi tra 35 e 40”, mentre le Regioni del Centro hanno un indice di costruzioni abusive in linea con la media italiana.
Nonostante il calo che ha caratterizzato gli ultimi due anni, la situazione rimane quindi critica nel Sud Italia, dove si continuano a costruire numerosi edifici in condizioni di illegalità, “producendo degrado del paesaggio, rischio sismico e idrogeologico, lavoro irregolare”.
La Regione che lo scorso anno ha registrato il maggior numero di edifici abusivi ogni cento costruzioni autorizzate è la Campania, dove l’indice di abusivismo è sempre rimasto su valori compresi tra i 40 e i 60 nel periodo dal 2004 al 2021.
L’abbattimento degli edifici abusivi
Nel suo rapporto “Abbatti l’abuso”, Legambiente sottolinea la correlazione tra la costruzione di edifici abusivi e il loro abbattimento. Al questionario dell’associazione hanno risposto solo 1.819 comuni su 7.909 ma, in base al riscontro ottenuto, è emerso che in Italia nel periodo tra il 2004 e il 2020 sono stati abbattuti solo il 32,9% degli immobili “colpiti da un provvedimento amministrativo”.
Anche in questo caso, però, ci sono forti differenze tra le diverse zone del nostro Paese. Le Regioni del Nord spiccano nelle attività di demolizione di edifici abusivi, “con Veneto e Friuli Venezia Giulia che superano entrambe il 60%” nella classifica per numero di ordinanze di demolizioni eseguite, seguite da Valle d’Aosta (56,3%), Provincia autonoma di Bolzano (47%) e Lombardia (44,2%).
La situazione cambia drasticamente al Sud. Qui la Puglia, in fondo alla classifica, ha solo il 4% di edifici abbattuti, “preceduta dalla Calabria (11,2%), dalla Campania (19,6%), dalla Sicilia (20,9%) e dal Lazio (22,6%)”. In particolare, il rapporto Legambiente sottolinea che in Puglia, Calabria, Sicilia e Calabria sono state emesse 14.485 ordinanze di demolizione (6.996 solo in Campania), ma ne sono state eseguite solo 2.517, pari al 17,4%.