ARRIVANO DALLE SVEZIA LE STRATEGIE PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA VITA NELLE CITTA’

città sostenibili

Una ricerca dell’Università di Lund ha composto una classifica delle politiche che meglio contrastano l’inquinamento nelle città

Come possiamo modellare il nostro sviluppo urbano verso un futuro sostenibile e prospero? In che modo la natura può aiutarci a progettare e costruire le nostre città? Le risposte arrivano dalla Lund University della Svezia, che in una ricerca e passando al vaglio più di 800 pubblicazioni scientifiche dal 2010 a oggi ha individuato le 12 migliori azioni migliori per diminuire il numero di veicoli nelle strade, quindi il traffico e infine la quantità di emissioni. Lo studio mette in classifica, appunto, 12 tra le misure più efficaci che le città europee hanno introdotto negli ultimi decenni. Il punto di partenza sono state alcune idee innovative formulate per l’ambiente come il biciplan (piano strategico di percorsi ciclabili) o il ‘walk-to-work’, ossia il semplice recarsi al lavoro a piedi. Ma c’è anche la rimozione dei parcheggi gratuiti, che dovrebbe scoraggiare l’abuso delle quattro ruote. La classifica riflette i successi delle città esaminate non solo in termini di riduzioni nell’uso dell’auto, ma anche nel raggiungimento di una migliore qualità della vita e della mobilità sostenibile per i loro residenti.

Le soluzioni basate sulla natura hanno il potenziale per fornire molteplici vantaggi in una serie di  sfide di sostenibilità che le città devono affrontare e possono aiutarci a limitare gli impatti dei  cambiamenti climatici, migliorare la  biodiversità e migliorare la qualità ambientale, contribuire alle attività economiche e al  benessere della persona e sociale. 

Ma cosa sono le soluzioni basate sulla natura?  Gli esempi includono tetti verdi  nei parchi cittadini per ridurre il calore,  lagune marine che possono immagazzinare acqua,  così come la vegetazione  e giardini pluviali per intercettare l’acqua piovana. Ma anche i giardini verticali esterni agli edifici che, consentono di coprire con il verde muri e facciate degli edifici. Questa tecnologia rappresenta uno degli elementi chiave per la naturalizzazione degli involucri architettonici. I giardini verticali esterni diventano così utili strumenti per ridurre l’impatto ambientale delle strutture e proteggere l’opera muraria dal degrado. Con l’applicazione di questi sistemi si ottiene anche un positivo abbattimento del calore e delle polveri sospese. Le piante sono degli elementi di regolazione igrotermica estremamente efficaci. Specialmente se impiegate in contesti critici come quelli che generalmente caratterizzano i centri abitati. Quello che più colpisce nei giardini verticali esterni è anche la loro elevata valenza estetica ed architettonica, che cambia il volto delle città sempre più grigie, piene di cemento, asfalti e tanti inquinate. Le pareti fioriscono e si ammantano di colori e profumi coprendo la struttura di natura, veri capolavori che si rinnovano secondo i colori delle stagioni.

Tutto si combina nelle conoscenze tecniche e nelle scienze sociali per comprendere meglio le  soluzioni basate sulla natura nella prospettiva del benessere e della salute delle persone e del pianeta. Saranno necessari nuovi accordi di governance, modelli di business, finanziamenti, firmazione ai tecnici delle costruzioni  e forme di coinvolgimento dei cittadini per  rendere la promessa di soluzioni basate sulla natura una realtà. 

Prendere coscienza, che oggi il  traffico veicolare è la seconda fonte di sostanze climalteranti in Europa ed è una delle cause principali della scarsa qualità dell’aria, e che gli edifici e il settore dell’edilizia  sono responsabili del 39% di tutte le emissioni di CO2 nel mondo, con le emissioni “ operative ” (di gestione dell’edificio: energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare gli edifici) che rappresentano il 28%, mentre il restante 11% proviene da emissioni di CO2 “incorporate” (embodied) nei materiali e nei processi di costruzione durante l’intero ciclo di vita dell’edificio è la condizione per rendere tutti responsabili nello sposare soluzioni immediate. I progettisti, tutti gli operati urbanistici (costruttori, amministrazioni, piani formativi, ecc), i cittadini, sono chiamati a fare la propria parte, senza più pensare di delegare il cambiamento di rotta alle sole imposizioni legislative. Auto e furgoni macinano chilometri producendo il 16% delle emissioni di gas serra nell’intero continente e il 72% di quelle del trasporto su strada. Fumi dannosissimi come il biossido di azoto, che in 13mila metropoli del mondo sono responsabili di almeno 1,85 milioni di casi di asma pediatrica nei bambini (1 su 12). Il guaio è che, nonostante le politiche messe in campo dai vari Paesi, l’inquinamento registrato nel comparto continua a crescere.

Si punta all’erogazione di servizi di mobilità gratuiti o a prezzi agevolati per chi deve andare a lavoro (col deterrente del parcheggio a pagamento nelle vicinanze dell’ufficio), pianificazione di tragitti ecologici casa-lavoro o casa-università e il car sharing. A incidere meno di tutte sulla sostenibilità risultano azioni come il supporto alla pianificazione dei viaggi casa-scuola, i servizi di assistenza ai residenti per incentivare i residenti e le app che promuovono la mobilità dolce tramite obiettivi personalizzati. In Arabia Saudita, entro il 2030, nascerà ‘The Line’, la prima comunità da 1 milione di abitanti senza auto, senza strade e a zero emissioni. Molte misure vanno ancora di più incentivate anche in Italia per essere protagonisti nella transizione ecologica, basata su un sistema economico che non attinge più dal petrolio, il carbone e il gas, ma nelle fonti energetiche verdi.

Ma per accelerare i nuovi mercati, che non lasciano spazio a tutto ciò che fino ad oggi ci ha accompagnato, è fondamentale “rinnovarsi” nella sola ottica dello  sviluppo sostenibile, che in Italia ha raggiunto una tappa importante nel 2015, quando il nostro Paese è entrato tra le 193 nazioni firmatarie dell’Agenda 2030 per la sfida globale e cruciale per la sopravvivenza dell’umanità, che tiene conto dei limiti del nostro pianeta e indica un giusto utilizzo delle risorse naturali. In più e non meno importante è che questi indirizzi operativi aumentano l’occupazione, soprattutto a vantaggio dei giovani e delle donne.