L’AGENZIA DELLE ENTRATE AVRA’ OTTO ANNI PER VERIFICARE I CREDITI DEL SUPERBONUS E BONUS EDILIZI
L’Agenzia delle Entrate ha tre anni in più per verificare la sussistenza dei crediti che emergono dal superbonus e dai bonus edilizi
L’Agenzia delle Entrate, l’ente responsabile della gestione fiscale in Italia, ha ottenuto un’estensione significativa del tempo a disposizione per verificare i crediti derivanti dal superbonus. Con il nuovo decreto legislativo, il periodo di controllo è stato esteso da cinque a otto anni. Questa misura è stata introdotta per contrastare l’utilizzo indebito dei crediti e le frodi connesse ai bonus edilizi. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, sono stati bloccati atti illeciti per un valore di circa 7,2 miliardi di euro. L’obiettivo principale di questa estensione è garantire che i benefici fiscali siano utilizzati correttamente e per prevenire abusi nel sistema, assicurando così l’integrità delle agevolazioni fiscali destinate all’edilizia.
Sequestro dei crediti: non vale la buona fede
Proprio sul sequestro dei crediti relativi al superbonus, la Corte di Cassazione ha fatto il punto della situazione con la sentenza n. 3108/2024. I giudici della Suprema Corte hanno ribadito il fatto che la buona fede dell’acquirente non serve ad evitare il sequestro, perché deve essere impedita la circolazione dei crediti scaturiti direttamente da un’operazione fraudolenta.
Per effettuare un sequestro impeditivo – secondo la Corte di Cassazione – risulta essere sufficiente un collegamento indiretto tra il crimine commesso ed il credito. Successivamente i giudici hanno sottolineato che la cessione del credito non estingue il diritto alla detrazione. Ma soprattutto l’acquisto dello stesso credito non determina la nascita in un nuovo diritto. Questo significa, in altre parole, che anche quando un credito è stato acquistato in buona fede può essere sequestrato.
Il caso preso in esame dalla Corte di Cassazione ha preso il via da un’accusa di truffa legata al superbonus. Nello specifico alcuni soggetti non avevano in realtà effettuato i lavori per i quali avevano ottenuto l’agevolazione. Erano state emesse alcune false asseverazioni e delle fatturazioni con sconto in fattura: in questo modo era stata monetizzando successivamente la cessione del credito.