IMU PRIMA CASA: TUTTI I REQUISITI PER NON PAGARLA. LE ESENZIONI E LE NOVITA’ SULLE CASE OCCUPATE
Imu prima casa: i requisiti per non pagarla
Nonostante l’abolizione dell’Imu sull’abitazione principale, l’imposta per questa categoria deve essere ugualmente corrisposta dai proprietari di prime case di lusso, o appartenenti alle categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (abitazioni in ville), A/9 (castelli, palazzi eminenti), cui si applica un’aliquota agevolata e una detrazione di 200 euro.
Che cos’è l’Imu
L’imposta municipale propria o Imu è un tipo di tributo dovuto per il possesso di fabbricati, escluse le abitazioni principali classificate nelle categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9, di aree fabbricabili e di terreni agricoli ed è a carico del proprietario o del titolare di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie), del concessionario in caso di concessione di aree demaniali e del locatario in caso di leasing. È stata introdotta a partire dal 2012 in sostituzione dell’imposta comunale sugli immobili (Ici). Si applica in tutti i comuni del territorio nazionale, fatta salva l’autonomia impositiva prevista dai rispettivi statuti della regione Friuli-Venezia Giulia e delle province autonome di Trento e di Bolzano, per le quali province continuano ad applicarsi, rispettivamente, l’Imposta immobiliare semplice (Imis) e l’imposta municipale immobiliare (Imi).
Cosa dice la legge e requisiti prime case
Innanzitutto, va precisato che l’Imu sulla prima casa non deve essere corrisposta nei seguenti casi:
- Abitazione principale e residenza: Se l’immobile è classificato come abitazione principale e il proprietario vi ha la residenza anagrafica, non è tenuto al pagamento dell’Imu. Tuttavia, è necessario che il possessore dell’immobile non possieda altre abitazioni nello stesso Comune.
- Altre situazioni di esenzione: L’Imu sulla prima casa non deve essere corrisposta se l’immobile è adibito ad uso gratuito per il coniuge o per parenti entro il terzo grado che dimorano abitualmente nell’abitazione principale e che non possiedono altre abitazioni nel territorio comunale. Inoltre, se l’immobile è concesso in comodato d’uso gratuito al figlio minore di età o al genitore che ha un reddito complessivo annuo non superiore a 15.000 euro.
- Altre situazioni agevolate: Alcuni casi di esenzione o riduzione sono previsti per particolari categorie di cittadini, come ad esempio i disabili, le famiglie numerose o con redditi bassi. Questi criteri variano da Comune a Comune.
I casi in cui non si paga
Prima casa in affitto. Fino all’abolizione della Tasi (Tributo per i servizi indivisibili), rimasta in vigore fino al 31 dicembre 2019, a pagare una quota dell’imposta era anche l’inquilino. Con l’introduzione della nuova Imu, le cose sono cambiate per l’affittuario, che non è più tenuto a pagare parte del tributo, totalmente a carico del proprietario anche nel caso in cui la prima casa sia in affitto.
Coniugi con residenza diversa. Una recente sentenza della Corte Costituzionale (la numero 209 del 13 ottobre 2022) ha introdotto una novità per i coniugi che hanno una residenza diversa in due immobili. ll decreto dispone che, ove i membri del nucleo familiare abbiano stabilito la residenza in immobili diversi, l’agevolazione valga per entrambi gli immobili. Deve essere infatti dimostrabile che i coniugi abbiano effettivamente residenza e dimora abituale nelle case in questione, adducendo a conferma di ciò, ad esempio, le utenze domestiche: se sono registrate come utenze prima casa, rappresentano una prova sufficiente, insieme ai requisiti già elencati.
Esenzione Imu prima casa per gli eredi. In caso di decesso del proprietario di casa, l’Imu ricade sugli eredi, che saranno tenuti a pagarla nel momento in cui la casa del deceduto non sia l’abitazione principale dei suoi congiunti. Bisogna quindi verificare se l’Imu sia scaduta prima o dopo la data della morte, e se quindi sia già stata versata o meno; qualora la scadenza sia avvenuta prima della morte, a successione non ancora avvenuta, il pagamento ricade su tutti gli eredi (anche su quelli che non abbiano ricevuto l’immobile in eredità). Se, però, uno degli eredi non vuole pagare, il Comune non potrà rivalersi sugli altri. Se invece l’Imu scade dopo l’apertura della successione, l’Imu spetterà agli eredi effettivi, secondo le rispettive quote. Anche qui, se un erede non paga, il Comune non potrà rivalersi sugli altri. Se invece uno degli eredi decidesse di stabilire la propria abitazione principale nell’immobile ereditato, a pagare l’Imu saranno solo gli eredi che non vi abitano, sempre secondo le rispettive quote di proprietà.
Ancora, se uno degli eredi è il coniuge superstite e continua a vivere nell’abitazione ereditata, anche in presenza di altri eredi l’immobile sarà considerato esente dall’Imu. Ciò vuol dire che il coniuge superstite non pagherà l’Imu perché residente, mentre gli altri eredi saranno semplicemente esentati dal pagamento, pur avendo essi ereditato una quota dell’immobile.
Casa occupata abusivamente. Nella legge di bilancio 2023 è stata inserita una norma che riguarda l’Imu sulle case occupate abusivamente. È prevista infatti l’esenzione dall’imposta su una casa occupata, laddove il proprietario abbia presentato regolare denuncia.
Prima casa senza residenza
In questo caso, più che di un’esenzione, si parla di riduzione. Partendo dal presupposto che chi non abbia residenza e dimora abituale in una casa, deve pagare l’Imu, è tenuto al pagamento dell’imposta chi dà in affitto la prima casa, come se si trattasse di una seconda abitazione. È però possibile usufruire di una riduzione del 50% dell’imponibile Imu se si concede l’immobile in comodato a parenti in linea diretta, come tra genitori e figli, a condizione che il contratto di comodato sia registrato, il comodatario utilizzi l’immobile come abitazione principale e il proprietario abbia la residenza nello stesso Comune dove è situato l’immobile concesso in comodato.