MALTA DI CALCE E SABBIA PER INTONACO

intonaci

L’intonaco ordinario dei muri è costituito da due strati: il primo si chiama rabboccatura o rinzaffo, ed il secondo arricciatura, ed in Lombardia stabilitura.

Il rinzaffo è uno strato di malta grosso 8 millimetri circa, formato da calce grassa e sabbia comune; esso viene disteso in superfici regolari, servendo a ciò di guida delle fasce o liste opportunamente disposte alla distanza fra loro da 2 m a 3 m, larghe circa 0 m,10, costrutte sotto filo a piombo o centinate a norma dei casi.

L’arricciatura non ha che la grossezza di 2 millimetri circa, ed è costituita essa pure di calce grassa, ma di sabbia finissima. Quella che si ricava dal Ticino, è fra le migliori della Lombardia. L’applicazione di questo strato viene fatta colla cazzuola e lisciata col piccolo sparviere, spruzzandola d’acqua per impedirne il sollecito indurimento. Qualche volta si omette il secondo strato, ed allora il rinzaffo si spiana collo sparviere lungo, per ottenere una superficie bastamente regolare. La calce impiegata nella malta dell’intonaco deve essere spenta da alcuni mesi; in caso diverso si manifestano successivamente le sbollettature che lo deturpano e lo guastano. La malta per gli intonachi va bene impastata, e nella formazione di essa si deve impiegare una maggior quantità di calce di quella che occorre per la malta dei muri.

Trattandosi di dover rinnovare l’intonacatura ai muri vecchi, è d’uopo innanzi tutto scalzare le commessure per estrarre la vecchia malta che avesse sofferto, e perché il nuovo rinzaffo vi possa aderire più saldamente; poi si batte la muratura onde togliere le parti degradate, e per ridurre la superficie scabra, acciocché vi si attacchi meglio l’intonaco. Dopo ciò viene il muro ripulito perfettamente col mezzo di una granata, lavandolo a più riprese con acqua limpida, per togliere interamente la polvere del vecchio intonaco. Se il muro presentasse dei guasti, se ne eseguisce il ristauro, riformando col materiale scelto le parti staccate.

Nell’applicazione dell’intonaco è d’uopo inoltre curare che siano soddisfatte le seguenti condizioni, cioè:

1°. Che il muro sia perfettamente asciutto, se è di nuova costruzione, e non sia guasto, se è vecchio. 2°. Che sia bagnata la superficie da intonacarsi, affinché la malta vi possa aderire.

3°. Che la stagione sia propizia a simili opere, non potendosi eseguire né in autunno inoltrato né in inverno, se il muro è allo scoperto, mentre sopraggiungendo il gelo, l’intonaco, quando sia tuttora umido, si sgretola e cade immediatamente.

4°. Che la muraglia non sia imbevuta di umidità o non contenga dei sali nitrosi, nel qual caso l’intonaco si stacca e vi sussegue la caduta in breve tempo.

Quest’ultima circostanza si presenta assai frequentemente nella pratica, di maniera che è d’uopo rinnovare l’intonaco a brevi intervalli, sia perché si manifestano delle macchie prodotte dall’umidità dei muri, sia perché effettivamente il nuovo intonaco non aderisce che imperfettamente al materiale nitroso. [ … ]

Un’altra circostanza è d’uopo di avvertire nell’applicazione degl’intonachi.

– Le malte formate con calce grassa, che d’ordinario si usano nelle arricciature, non aderiscono punto alle malte costituite con calci idrauliche. Per la qual cosa se venisse applicata l’arricciatura ordinaria ai muri stati riboccati con malte idrauliche, la stessa arricciatura si distaccherebbe e crollerebbe appena dopo il suo asciugamento.

Si deve al pari proscrivere l’uso delle malte idrauliche negli intonachi ai muri fuori terra ed all’asciutto, inquantoché nell’essiccamento queste malte, cosi distese, screpolano in tutte le direzioni.

Cap. IV – Opere architettoniche generali (pp. 360-361)

Autore: Antonio Cantalupi

Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull’arte di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.

Tratto da www.quaderniquarneti.it