ABUSI EDILIZI: LE IMMAGINI DI GOOGLE EARTH SONO PROVE VALIDE IN SEDE DI GIUDIZIO

abusi edilizi

Per provare un abuso edilizio è possibile avvalersi delle immagini satellitari di Google Earth, questo è quanto confermato dalla Corte di Cassazione sezione Penale con la sentenza n. 37611/2020.

Dopo una prima fase di incertezza, anche le immagini di Google Earth sono state considerate delle vere e proprie prove documentali, ammissibili nei giudizi penali, civili e amministrativi. Le immagini del satellite, infatti, sono in grado di fornire una fotografia dettagliata dall’alto della posizione e delle dimensioni dell’immobile di comprovata attendibilità.

Come già stabilito dalla Cassazione penale con la sentenza numero 48178/2017, i fotogrammi del satellite hanno valore di prova documentale ex articolo 234 del Codice di procedura penale, che recita quanto segue:

“È consentita l’acquisizione di scritti o di altri documenti che rappresentano fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia o qualsiasi altro mezzo.”

Nella fattispecie, il Comune del caso ha contestato  al proprietario dell’immobile,  la costruzione di una piscina e la mancata richiesta di compatibilità paesaggistica.

L’interessato ha posto il ricorso, sostenendo che l’opera era ormai caduta in prescrizione in quanto realizzata in epoca anteriore a quella che risultava dalla “visura” di Google. Il Comune aveva prodotto avvalendosi le immagini di Google Earth.

Viene riportato nella sentenza che: «Conseguentemente laddove la sentenza impugnata ha specificato che, sicuramente non esistente il manufatto nella data del (omissis), la ultimazione della stessa, tale da segnare il momento consumativo dei reati, doveva essere collocata al momento dell’accertamento in data (omissis), quale dato risultante dagli atti (si’ che, alla data della sentenza, la causa estintiva non era ancora intervenuta), incombeva ed incombe sul ricorrente, come correttamente ricordato dai giudici di appello, l’onere di allegare elementi dai quali ricavare una diversa ed anteriore datazione tale da condurre a ritenere superato il termine di prescrizione. I ricorrenti, invece, preso atto dell’intervenuto accertamento della presenza del manufatto per il tramite di immagini tratte dal software Google Earth, si sono limitati, senza porre in discussione la data dell’accertamento, a contestare che da esse potesse desumersi lo stato di usura dei materiali e, quindi, la recente o meno realizzazione delle stesse, senza dunque adempiere all’onere loro imposto».

IL FATTO

Un privato veniva condannato dal Tribunale ordinario per abusi edilizi dovuti alla realizzazione di una piscina in muratura in assenza del permesso di costruire. Alla condanna del Tribunale, per lo stesso motivo, seguiva anche quella della Corte d’Appello. A parere dell’imputato non era stata svolta alcuna reale attività istruttoria di accertamento; la condanna si basava semplicemente sulle immagini fornite da Google Earth tramite le quali gli venivano attribuite le opere abusive con deduzione dell’arco temporaneo di realizzazione (tale da escludere una estinzione dei reati per prescrizione); per l’imputato, infatti:

  • la circostanza di essere proprietario dell’immobile (presso il quale insisteva la piscina) non bastava certo a provare le sue responsabilità in assenza di ulteriori dati, se non quelli apportati dalle immagini di Google Earth;
  • le immagini di Google Earth sarebbero state prive di rilevanza giuridica.

Il privato, quindi, faceva ricorso in Cassazione.

LA MOTIVAZIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE

I giudici della Cassazione, in merito alla cronologia dei reati, hanno confermato che grava sull’imputato (che voglia giovarsi della prescrizione del reato) l’onere di allegare gli elementi in suo possesso dai quali desumere la data di inizio del decorso del termine, diversa da quella risultante dagli atti. Hanno inoltre evidenziato che, l’imputato si è solamente limitato a contestare il riscontro della presenza del manufatto irregolare avvenuto tramite le immagini di Google Earth, senza apportare alcuna prova che ponesse in discussione la data dell’accertamento come a lui imposto. Quindi, in mancanza di apporto di ulteriori dati probatori dovuti a cura dell’imputato, restano come prova anche le immagini fornite da Google Earth.

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